21 Dicembre 2024
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La storia di Moneglia

L'antico toponimo di Moneglia (ad Monilia) appare nella Tavola Peutingeriana, copia di una carta militare dell'Impero romano di IV secolo, conservata presso la biblioteca nazionale austriaca di Vienna, scoperto dall'antiquario di Augusta, Corrado Peutinger, nel Cinquecento. Il borgo, già abitato dalla popolazione dei Liguri Lapicini, fu un centro molto importante in epoca romana grazie alla sua posizione strategica rispetto all'antica Via Aurelia. Menzionata in una carta dell'Impero dell'anno 14 e da vari storici antichi, tuttavia, secondo il professor Nicola Criniti dell'Università di Parma, la citazione di un Lemmelius, cioè l'attuale frazione di Lemeglio, nella "tabula alimentaria" del 117, non è riferibile alla nostra zona. L'importanza storica del territorio monegliese viene ulteriormente testimoniata e risaltata dallo storico Agostino Giustiniani nei Castigatissimi Annali della Repubblica di Genova del 1537.

Nel corso del VII secolo, in epoca longobarda, la Liguria venne conquistata dal re Rotari. Carlo Magno con il diploma imperiale del 5 giugno 774 donò il territorio circostante all'abbazia di San Colombano di Bobbio. Nel Medioevo Moneglia subì, come altri paesi costieri del Levante ligure, le aggressioni dei saraceni che saccheggiarono la cittadina; nel particolare, una cronaca locale, afferma che l'odierno abitato collinare di Lemeglio fu preso d'assalto nell'XI secolo dai pirati con l'uccisione di quasi tutti gli abitanti e il rapimento di oltre venti bambine e donne.

Il feudo monegliese fu amministrato fino al 1153 dai conti Fieschi di Lavagna e a partire da tale periodo divenne territorio della Repubblica di Genova che eresse, nel 1173, la fortificazione di Monleone, i cui resti sono ancora presenti; già nel 1174 o nel 1176 quest'ultima venne assediata dai circa 3000 fanti e 150 cavalieri, inviati da Obizzo Malaspina alleato con i Fieschi e i locali conti Da Passano.

Come gli altri feudi fedeli a Genova, anche Moneglia, nel 1284, partecipò alla celebre e vittoriosa battaglia della Meloria e a quella di Porto Pisano (1290) contro la rivale Pisa per il dominio commerciale sui mari; secondo la tradizione Genova, in gesto di riconoscenza, donò alla comunità del piccolo borgo alcuni anelli della catena che serviva a chiudere le bocche del Porto Pisano, e che ancora oggi sono incastonati nella parete esterna della chiesa di Santa Croce.

Nel 1397 l'alleanza tra le famiglie Bertolotti del borgo di Levanto, i Malaspina e i ghibellini del feudo portarono a un nuovo assalto alla fortezza di Monleone che, dopo un estenuante assedio, dovette cedere ai conquistatori. Stessa sorte subì il borgo tra assalti e incendi, nonostante una coraggiosa rivolta popolare avesse costretto gli assalitori ad asserragliarsi nel neo conquistato castello. Durante la dominazione di Genova da parte del Ducato di Milano, nel 1425, l'ex doge repubblicano Tomaso Fregoso, signore di Sarzana, assoggettò Moneglia nel proprio dominio feudale. Negli scontri che ne seguirono fu distrutto il campanile della pieve monegliese. Una presunta alleanza o patteggiamento della comunità monegliese verso la famiglia Fieschi portò, nel 1477, a una sorta di "spedizione punitiva" genovese, dominata in quel periodo dagli Sforza di Milano, con saccheggi e il versamento di un'ammenda di duemila scudi.

Con l'assestamento dei poteri autonomi della repubblica, intorno al XVI secolo, Genova elesse Moneglia come capoluogo della locale podesteria con giurisdizione sull'intero territorio circostante, sulle odierne frazioni e località del comune e sulla confinante Deiva Marina (Lemeglio, Deiva, Mezzema, Agnora, Littorno, Scaro, Stozio, Comeglio, Camposoprano, Camposottano, San Saturnino Tessi, Borghetto Bracco, Casale, Vallecalda, San Lorenzo o Chiesanuova e Crova). Risale al 1549 la richiesta al Senato genovese per la costruzione di una nuova torre di difesa e avvistamento nella fortezza di Villafranca.

Nel 1637 con l'elezione di Levanto a locale capitanato della repubblica, Moneglia vi fu inclusa fino alla dominazione napoleonica di fine Settecento. Durante la guerra di successione austriaca del 1747 è testimoniata nel borgo di Moneglia la presenza degli Spagnoli: risale infatti al 1745 un atto di morte di un soldato ispanico depositato nell'archivio parrocchiale di Santa Croce; al 1748 risale invece la successiva occupazione dei Francesi. Con la dominazione francofona la municipalità di Moneglia rientrò dal 2 dicembre 1797 nel dipartimento dell'Entella, con capoluogo Chiavari, all'interno della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile 1798 la municipalità di Moneglia e le frazioni di Lemeglio e San Saturnino rientrarono nel VII cantone, come capoluogo, della giurisdizione del Gromolo e Vara e dal 1803 centro principale del VII cantone del Gromolo nella giurisdizione dell'Entella. Annessa al Primo Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel dipartimento degli Appennini.

L'11 luglio 1809 è documentato il passaggio per il passo del Bracco del pontefice Pio VII, prigioniero dei soldati francesi, in viaggio da Roma diretto in terra d'oltralpe, mentre nel 1815 fu inglobata nel Regno di Sardegna, secondo le decisioni del congresso di Vienna del 1814, che sottopose la municipalità di Moneglia nella provincia di Chiavari sotto la giurisdizione di Genova. Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel III mandamento di Sestri Levante del circondario di Chiavari dell'allora provincia di Genova, nel Regno d'Italia. Dopo la perdita di 37 cittadini nella Grande Guerra del 1915-1918, la comunità monegliese subì diversi e luttuosi bombardamenti aerei (14 giugno, 29 giugno e 1º novembre 1944) durante le fasi cruciali e finali della seconda guerra mondiale, mirati alla distruzione del ponte ferroviario lungo la linea Genova-La Spezia spostata, nel 1924, più a monte dell'originale tracciato a ridosso della scogliera. Furono proprio le ex gallerie della precedente linea ferrata a fare da rifugio alla popolazione.

Dal 1973 al 31 dicembre 2008 Moneglia ha fatto parte della Comunità montana Val Petronio. Il 10 agosto 2012 un gruppo di subacquei genovesi, a circa 150 m di profondità, ha avvistato il relitto del piroscafo Enrichetta, un'imbarcazione carica di materiale ferroviario e che fu affondata da un sommergibile della Marina imperiale tedesca il 30 giugno del 1917. Risulta ancora non ritrovato e disperso, invece, il relitto del cacciatorpediniere Gioberti affondato il 9 agosto del 1943 dal sommergibile Simoom della Marina militare britannica nei pressi di punta Mesco.

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